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Il tempo dei sostegni è finito. Ma la crisi no

Il tempo delle chiusure è finito, dei sostegni pure ma il tempo della crisi è tutt’altro che finito...

Sembrerebbe che si stia tornando a una graduale e ritrovata normalità risetto alla situazione pandemica 2020 e 2021. Il panorama economico, progressivamente si sta stabilizzando, secondo quanto riportano i dati economici governativi, e il Paese potrebbe trovarsi presto in una condizione finanziaria pre-Covid.

Complice l’intensificazione della vaccinazione, del green pass, della variante del virus meno aggressivo, stiamo uscendo dal tunnel. Il tempo delle chiusure è terminato, bar e ristoranti sono aperti, palestre e centri commerciali nuovamente fruibili e con i primi provvedimenti che non obbligano la mascherina negli spazi aperti in zona bianca, si tenta di riportare la normalità tra le persone, seppure con il green pass.

Tuttavia se è terminata la fase delle chiusure commerciali, di cui tutti siamo felici, anche quella dei ristori e dei sostegni alle imprese è terminata.

Infatti, negli anni della pandemia, si sono succedute diverse iniziative governative a favore delle imprese per reintegrare, almeno in parte, le perdite subite a causa della circostanza economica venutasi a creare. Nel 2020 furono introdotti i “ristori”, con vari crediti d’imposta ed erogazioni a fondo perduto per le imprese colpite dalla crisi. Nel 2021, i “sostegni”, anche questi sotto forma di contributi a fondo perduto e varie agevolazioni di carattere fiscale. Inoltre, il periodo della pandemia è stato anche caratterizzato da misure di facilitazione per il pagamento dei debiti fiscali, principalmente per le cartelle di pagamento, prevedendo estensioni dei piani rateali, sospensioni dei termini di pagamento e proroghe a vario titolo.

Peccato che nel 2022, seppure sono state stanziate a bilancio circa 200 milioni di euro, ai quali se ne vanno ad aggiungere altri con il fine di coprire le spese ad esempio del caro bollette e via dicendo è stato introdotto un restringimento dei beneficiari che, per ricevere gli aiuti, dovranno dimostrare di aver subito un notevole calo di fatturato.

Pertanto i fondi stanziati non sono molti e andranno a sostegno soltanto di chi ha subito gli effetti della pandemia in modo più duro.

Rimangono quindi le cartelle di pagamento, che sono tornate al regime precedente, anche se per gli atti nuovi e notificati viene concesso maggiore tempo, ma per le vecchie, cartelle e rateizzazioni, tutto come prima. Nessuna traccia di sostegni o ristori, né di crediti d’imposta particolari, quali ad esempio quelli fissati sulle locazioni commerciali negli anni precedenti o quant’altro che possa agevolare la ripresa economica delle attività.

Quindi il tempo delle chiusure è finito, dei sostegni pure ma il tempo della crisi è tutt’altro che finito, basta girare per le città per rendersi conto che la crisi economica è ben presente, con le attività commerciali sono tristemente vuote e le città semi-deserte.

Sicuramente abbiamo una situazione completamente diversa dal periodo del lockdown, ma l’enorme quantità di contagi e quarantene ha avuto un effetto paralizzante sulle nostre abitudini e quindi sull’economia con bar, ristoranti e attività commerciali che seppure aperti, peggio se fossero chiusi perché si vedrebbero aggiungere i costi fissi, sono privi dei clienti. Una triste realtà che il governo deve considerare e affrontare velocemente.

Infatti va bene affrontare l’evoluzione di una pandemia in una endemia ma la fase di transizione deve essere sostenuta perché la crisi ancora persiste e quindi è necessario intervenire sulla questione cartelle di pagamento e debiti fiscali, sul rinnovo dei sostegni, per non lasciare sole le imprese in un momento cruciale per i lavoratori e l’economia tutta.

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