FREE

STEEL

Ci siamo distratti un attimo e…

Olivetti coniugava ricerca tecnologica avanzatissima con sistemi di conciliazione vita-lavoro pionieristici per l’epoca.

Le piattaforme digitali dei “social” sono sempre più inclusive nelle nostre vite spesso condizionandole. Spot pubblicitari, fake news o messaggi subliminali stanno atrofizzando il pensiero individuale omologando la massa al pensiero unico. Stanno sempre più condizionando l’intera struttura della società a livello globale. Prima che sia troppo tardi, è necessario un cambio di atteggiamento verso il potere di questi colossi dell’Big Tech. Siamo storicamente abituati alle finte democrazie, a dittatori, monarchie, ma non ci rendiamo conto di come i “Guru” di queste grandi società, con la loro spregiudicata condotta, condizionano i mercati, determinano vere e proprie crisi sociali, oltre che delocalizzano e impoveriscono la loro manodopera. Un immenso potere a capo di singole persone. Non a caso, è notizia di questi giorni che Elon Musk a Mark Zuckerberg, proprietari di big tech hanno licenziato migliaia di loro collaboratori senza neanche saper bene chi stessero licenziando. Discutibili comportamenti che poco hanno a che fare con imprenditori che dell’impresa ne hanno elevato l’importanza dell’etica. Penso a Adriano Olivetti, uno storico e studiato innovatore che dell’etica ne ha fatto la ragione di vita imprenditoriale. Olivetti coniugava ricerca tecnologica avanzatissima con sistemi di conciliazione vita-lavoro pionieristici per l’epoca. La centralità della ricerca dell’equilibrio del lavoratore all’interno di una comunità era il fulcro dell’impresa. Redistribuire i guadagni attraverso una politica delle retribuzioni che, pur garantendo una premialità, di più a chi ha impegni o capacità superiori, non umiliava le persone con differenze salariali esagerate, fedele alla regola che nessuno deve guadagnare più di 10 volte quanto il salario minimo pagato. Un nobile pensiero imprenditoriale, che oggi stride con il comportamento bizzoso di questi “semidei digitali”. Cresciuti nel mondo economico attraverso cronache che li vede geni visionari, innovatori e, pure, filantropi, anche se rigorosamente in “articulo mortis”, nel tentativo di ripulirsi la propria coscienza. Poco influisce la legge, che spesso, non è un argine alle loro azioni perché inadeguata se non inesistente. Inoltre, le immense ricchezze sono tali da consentirgli di rispettare formalmente le penalità previste dalle norme senza accusare il “colpo” economico. Una economia delle superstar: iperbolica, immateriale, imprevedibile senza regole ne freni. Forse è arrivato il momento di arginare l’eccessivo potere delle big tech e dei loro proprietari. Compito non facile ma necessario. Le Istituzioni e il comportamento dei cittadini devono essere tali da contrastare questo potere che sta cancellando ogni contratto sociale. Anche e soprattutto di violazione della privacy e della libertà individuale. Non è cosa semplice. Difatti le persone e i lavoratori per proteggersi e contrastare questo potere, dovrebbero stare unite, mentre invece, l’astensionismo al voto per la politica e la disaffezione verso il sindacato nel mondo del lavoro, crescono sempre più. Si è infatti consolidata una visione del mondo individualista, un american dream digitale che ci fa regredire al far west o, peggio, all’homo homini lupus, ambienti che possono attrarre solo persone e comunità senza cultura. Infatti, pochi ricordano come nel 2000, quando la bolla delle imprese web sembrava destinata a una crescita senza fine è invece esplosa in un attimo. E la storia si sta ripetendo. Dopo che la pandemia ha introdotto la digitalizzazione di massa, tramite anche lo smart working, tornano a crearsi aspettative eccessive su imprese apparentemente destinate a una crescita senza soluzione di continuità. È necessario che chi governa riveda i fenomeni di mercato. Le istituzioni, abituate a ragionare su temi come imprese industriali novecentesche, deve integrare la visione dell’impresa virtuale. Se pensiamo all’impostazione dell’antitrust operante sul mercato fu pensato per garantire la concorrenza, vecchio di 110 anni, e che smembrò la flotta di petroliere di Rockefeller, un monopolio non dissimile da quello delle big tech. Petroliere come server, gli operai come rider, un singolo paese come il web, è sicuramente un problema di percezione. Ma la privacy, ad esempio, è diventata un problema rilevante da 10-15 anni con i social, con le transazioni digitali, con le App. Certo, prima tutto questo non c’era, ma è anche vero che forse abbiamo fatto, tutti, niente in merito a queste nuove problematiche. Abbiamo permesso che aumentassero la loro egemonia perdendo il governo del sistema. Pensiamo alle criptovalute che ancora non abbiamo capito se sono legali, ma esistono. Quando finiscono le guerre, che siano politiche, o commerciali o tecnologiche, si dice sempre che sono cominciate perché è mancata la società civile. Vero, perché distratta dai problemi reali o pensava di trarne vantaggio da certe situazioni. Poi, come la storia insegna, le “cose” sfuggono di mano. E, “prima vennero a prendere gli zingari e non me ne curai, poi gli ebrei …”  e a un certo punto il tiranno era al potere. Stiamo vedendo le perdite di molte conquiste sociali. Secondo l’Economist, meno di una persona su due vive in una democrazia compiuta, solo il 5,7 per cento in una democrazia perfetta ed è in calo ovunque. Anche il livello di sindacalizzazione, di protezione sociale, dell’istruzione, della sanità sono in crisi. Per questo è necessario che le istituzioni pubbliche siano adeguate al tempo, per garantire interventi idonei e tempestivi. Forse è il momento di aggiornare il sistema. Serve una Politica Economica vera e seria, che riprenda, come modello, il pensiero “olivettiano”.

Convidi Questo Articolo