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Nonostante il dibattito scaturito dall’aumento dei fringe benefit, la Legge di Bilancio 2023 non ha previsto novità in tema di welfare aziendale

Tra i tanti temi affrontati nella Legge di Bilancio 2023, il welfare aziendale è stato uno dei grandi assenti. I vari D.L. emessi durante e dopo il Covid, hanno, seppure temporaneamente, gradualmente aumentato i fringe benefit da 258,23 euro a 3.000 euro dello scorso anno.

Infatti fu provvisoriamente raddoppiata, sempre con scadenza entro l’anno di riferimento nel 2020 e nel 2021; e anche nel 2022 è stata alzata prima a 600 euro e, successivamente, a 3.000 euro. Considerando l’importanza e il positivo impatto che il welfare aziendale sta avendo sui lavoratori, ci si aspettava un intervento da parte del governo per definire una volta per tutte l’annosa questione della soglia esentasse dei fringe. Così non è stato. E questo non è sicuramente d’aiuto per quelle imprese decise ad investire nel welfare aziendale.

Il welfare aziendale, è un fenomeno sempre più diffuso e i fringe benefit possono essere un’opportunità per molte imprese che lo vogliono sperimentare.

Oggi il welfare aziendale è presente in 10 Contratti collettivi nazionali. Interessa 2.416.647 lavoratori, impiegati in 159.360 imprese. A livello di contrattazione di secondo livello, invece, secondo le principali stime il welfare aziendale interessa circa 1 contratto aziendale e territoriale su 3.

Oggi il benessere in azienda ha assunto un ruolo rilevante, sono sempre di più in Italia le organizzazioni virtuose che credono in questo strumento, sia come asset strategico che come soluzione per favorire la conciliazione vita-lavoro.

La soglia delle 258,23 euro deve essere superata portandola, almeno, a 600 euro, e renderla strutturata, in modo da aggiornare una normativa che risale al 1986, che sia coerente con l’aumento dell’inflazione dell’ultimo anno e che, soprattutto, superi il ricorso a misure una tantum come avvenuto negli ultimi anni.

Inoltre è necessario facilitare l’utilizzo dei fringe per prestazioni e misure sociali e sanitarie. Inserendo queste voci tra quelle che possono usufruire del vantaggio fiscale, si potrebbe ad esempio promuovere dei “voucher welfare” o delle “welfare card” destinati all’acquisto diretto ed esclusivo di servizi sanitari, per i figli e la famiglia o per il sostegno a familiari anziani e non autosufficienti.

Proprio per questo appare prioritario che quest’anno siano previsti interventi che rivedano la normativa sul tema.  Vedremo se e come nei prossimi mesi il governo saprà cogliere queste necessità, che appaiono non più rimandabili alla luce dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni e alle richieste che arrivano dal mondo produttivo e non solo.

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