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Materie prime, quando gli interessi superano le sanzioni.

L’uranio russo non è soggetto a sanzioni. Per capirne il motivo basta considerare i 90 reattori nucleari degli Stati Uniti e il loro fabbisogno di combustibile nucleare.

Secondo l’agenzia Bloomberg, gli Stati Uniti si stanno preparando a imporre un dazio del 200% sull’alluminio prodotto in Russia. Tale misura potrebbe essere imposta sia per ragioni che riguardano il conflitto Ucraina-Russia ma soprattutto perché con l’alluminio Mosca ha praticato sul mercato statunitense il cosiddetto “dumping”, cioè l’esportazione di merci a prezzi molto più bassi di quelli praticati sul mercato interno, danneggiando le aziende americane. Tuttavia, mentre le sanzioni imposte nei confronti della Russia, di gas, petrolio e altro, trovano ragioni politiche oltre che “etiche” nei confronti dell’aggressione ucraina e stanno mettendo a dura prova molti Paesi nei confronti dell’approvvigionamento energetico e minerale il nucleare gode della massima libertà d’acquisto.  

Infatti, l’energia nucleare nell’ultimo anno, sta guadagnando sempre più l’attenzione dell’opinione pubblica soprattutto italiana. Il conflitto in Ucraina ha evidenziato tutte le debolezze energetiche dell’Unione Europea e il mondo intero guarda ai combustibili nucleari con occhi diversi. L’Europa alle prese con la transizione energetica pulita, arriva da anni durante i quali ha cercato di abbandonare le centrali nucleari, contrariamente agli Stati Uniti che hanno continuato a far funzionare tutti i loro reattori nucleari e a continuare la ricerca tanto che alla fine del 2021, il 19,6% di tutta l’energia generata statunitense è di derivazione nucleare.

Questo aspetto fa “sorridere”, se non fosse per la guerra in corso, rispetto alla dura posizione, imposta dagli americani trascinando dietro l’Europa, delle sanzioni alla Russia. Gli Stati Uniti sono ricchi di risorse energetiche ma non produce carburanti nucleari a sufficienza per i propri fabbisogni e quindi dipende dalle importazioni. Tra queste ci sono quelle provenienti dalla Russia che rappresentano volumi significativi di uranio arricchito. Ma non è tutto, i due attori della nuova guerra fredda, tra un pallone aerostatico e scaramucce militari, continuano a cooperare nel campo dell’energia nucleare. Infatti, tra l’elenco delle forniture sanzionate o sottoposte a embargo russo non figura l’uranio! Ma non solo, per la Russia, la vendita di fluoruro di uranio (prodotto arricchito) genera entrate sostanziali, soprattutto dopo l’aumento dei prezzi nel 2022, tutto da dire!

Le stime parlano di numeri importanti, le esportazioni russe di uranio negli Stati Uniti nell’ottobre 2022 sembrerebbe siano state di 184,7 milioni di dollari, il massimo dal novembre 2016! In totale, nei primi 10 mesi del 2022, gli Stati Uniti hanno ricevuto dalla Russia 644 milioni di dollari di uranio, oltre il 25% di tutte le forniture estere.

Ovviamente, l’esclusione del combustibile nucleare dalle sanzioni occidentali ha creato malumori tra gli americani visto il flusso di dollari che gli acquisti di uranio generano per il regime di Putin e tra gli europei. Tuttavia, sarebbe molto complicato mandare avanti l’attività di 90 reattori nucleari, il numero più alto al mondo detenuto proprio dagli Stati Uniti, senza l’uranio della Russia. La partita Usa-Russia è al pareggio e l’Europa (la palla) al centro…

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