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Ripartenza per la siderurgia nel post pandemia

In Europa, i produttori di acciaio colgono il segnale di ripresa post-pandemia

In Europa, i produttori di acciaio colgono il segnale di ripresa post-pandemia, che potrebbe durare a lungo, e pertanto avviano importanti investimenti nel settore.
Sono di esempio la “vivacità” di investimento delle aziende di settore come la Metinvest Europe, colosso ucraino con asset nel mercato europeo e Usa e particolarmente attivo anche in Italia, che sta rafforzando la sua presenza con un nuovo laminatoio green a Trieste, frutto della sinergia industriale con la Danieli, Arvedi che si è dotata di un formo ad arco (prodotto da Tenova) più produttivo al mondo, con una capacità di 300 tonnellate e un diametro di 9,1 metri, Marcegaglia che ha acquistato nuove linee di produzione dalla tedesca Flender
Se poi consideriamo l’inatteso aumento della siderurgia italiana che nel 2020 in piena pandemia, ha visto aumentare le esportazioni verso la Germania del 51,2% a 8,48 miliardi rispetto ai 5,61 miliardi del 2019, si comprende come il nostro sistema produttivo sia importante e dinamico all’interno dell’UE.
Tuttavia, il contesto di forte ripresa post-pandemia vede nuovamente la Cina protagonista indiscussa nel settore.
La pandemia ha causato il crollo di produzioni, consumi e fiducia in tutti i Paesi e in tutte le filiere e successivamente ha generato una ripresa rapida e contemporanea di tutte le industrie in tutti i Paesi e a “guidare la corsa” è la Cina, la quale ha reagito, approfittando della crisi pandemica, cambiando la sua politica economica sul fronte della riduzione delle emissioni CO2, adeguandosi così all’Accordo di Parigi sul clima e passando da Paese esportatore a importatore e non creando pochi problemi.
Infatti, il minerale di ferro, in Cina, è quotato 230 dollari/ton, rispetto ai 90dollari/ton di media nel biennio 2018/2020, pertanto la preoccupazione è che i prezzi difficilmente si potranno ridurre in presenza di un ciclo di produzione e consumi in rapida ripresa.
E mentre la Cina registra un primo trimestre da record e ha cambiato atteggiamento rispetto alla questione della sostenibilità, l’Europa, sta vivendo un momento di difficoltà in questo settore.
Infatti, le due grandi aziende, la Thyssenkrupp e l’ex-ILVA, che potevano calmierare le quotazioni nel panorama europeo sono in affanno.
La Thyssekrupp alle prese con le sue difficoltà finanziarie, con l’impianto di Duisburg che sta chiudendo la linea della lamiera da treno e la dismissioni di alcuni settori per arginare le perdite economiche, l’ex-Ilva di Taranto in piena agonia per le note vicende giudiziarie, per le questioni ambientali, la riconversione impiantistica, l’ingresso dello Stato non tornerà breve a livelli produttivi sostenibili sul lungo periodo, prestano il “fianco” all’iniziativa cinese.
Unica reazione intrapresa dall’UE è la diplomatica sospensione dei dazi sugli acciai, nei confronti degli USA, con l’obiettivo di creare le condizione per un dialogo con il presidente Joe Biden, nel rivedere le posizioni protezionistiche tra i due continenti.
Sarà un dialogo difficile visto che nei suoi primi cento giorni di governo, Jon Biden si è focalizzato sulla sconfitta della pandemia e nel fare ripartire l’economia interna e l’occupazione, non ha cambiamento “rotta” rispetto al suo predecessore Donald Trump in materia di politica commerciale ed estera, mantenendo in piedi l’impianto protezionistico, con l’acciaio europeo.
Inoltre, l’EU deve fare i conti anche con la vicina Turchia e l’India grandi protagonisti nell’import/export, della lavorazione della materia prima ma che devono, sarà difficile, essere soggette a regole chiare e uguali, essenziali per continuare a investire e generare una crescita sostenibile e duratura.
Quindi la siderurgia italiana, che con i suoi 60 miliardi di euro di giro d’affari è la seconda d’Europa, oggi deve confrontarsi con un complesso contesto internazionale.
C’è il fronte Usa e Ue alla ricerca di nuovi equilibri per superare il reciproco protezionismo, il dopo Brexit che ancora, per via della pandemia, non evidenzia i danni economici collaterali che ci potranno essere e soprattutto chi ne sarà più colpito tra Bruxelles e Londra, la Cina che continua a registrare nuovi record economici e condizionare tutto il mondo dell’acciaio anche nella riconversione verde della propria industria.
Il destino dell’acciaio italiano quindi dipende dalla geopolitica, che influenza soprattutto i prezzi delle materie prime, di cui l’Italia è grande importatore.
Pertanto è necessario che l’industria siderurgica italiana si riorganizzi velocemente per poter restare competitiva, sviluppando e utilizzando maggiormente la digitalizzazione, in modo da governare i dati e sfruttarli per elaborare strategie commerciali innovative e allo stesso tempo avviare tutti quei processi che garantiscono la sostenibilità del sistema, in modo da creare le condizioni necessarie per potere rafforzare e riuscire a espandere il suo business in aree del mondo diverse da quelle in cui oggi è presente.
Importante è sfruttare al meglio la “scia” di tutti quei massicci piani di investimenti che i governi stanno mettendo in campo per uscire più rapidamente dalla crisi e rafforzarsi nei suoi tradizionali mercati europei ma anche guardando oltre, come le aree del continente africano, che stanno vedendo un inatteso e sorprendente sviluppo manifatturiero.
Il post-pandemia quindi apre le porte per un’ottima occasione per la siderurgia che chissà se il sistema Italia saprà cogliere.

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