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TERNI CITTA’ DI SANTI E OPERAI

In balia delle correnti. Quadro generale, storico ed attuale, della nostra TERNI.

Noi ternani sappiamo bene che tipo di città è la nostra, sappiamo bene quali sono le nostre caratteristiche, sociali, culturali ed economiche e siamo consapevoli  quali sono i nostri punti di forza e quali i nostri punti deboli, sappiamo altrettanto bene ciò che abbiamo valorizzato e ciò che abbiamo lasciato indietro. A tal proposito possiamo dire che sono state troppe negli anni trascorsi le opportunità che ci siamo persi, troppi progetti sono stati iniziati e mai portati a compimento o addirittura solo preannunciati ma mai neppure iniziati . Abbiamo conosciuto molte ere, che purtroppo erano in antitesi l’una con l’altra, non vi è stata progettualità, lungimiranza e soprattutto non si è lavorato per creare alternative valide alla Terni industriale, quella Terni che inevitabilmente ha conosciuto e soprattutto sta conoscendo un forte ridimensionamento legato alle dinamiche industriali internazionali. Le motivazioni per cui si è arrivati a questa precaria situazione economica sono molteplici e perciò le approfondiremo in un altro articolo in modo più esaustivo, però possiamo dire che a Terni da troppi anni non abbiamo avuto una programmazione a lungo termine, abbiamo solamente cercato di arginare le falle che man mano si creavano, abbiamo solamente agito in virtù di un accadimento che richiedeva attenzione, a volte siamo riusciti ad arginare la tempesta a volte no. Ma non c’è stata mai a nostro avviso, una modalità che permettesse di non essere in balia della corrente, ma che la governassimo noi, che indirizzassimo le nostre risorse per il bene comune in modo efficace.

In tal modo abbiamo conosciuti quei fallimenti che accennavo pocanzi,  l’ultima era proficua è stata quella della Terni industriale certamente, ma anche quella multimediale, turistica, e internazionale negli anni 80.

Le attività economiche si sono dileguate come neve al sole, io ricordo da bambino che nel centro dove oggi vi sono alcuni uffici comunali venivano prodotti importantissimi programmi televisivi internazionali, ricordo il centro di Papigno dove è stato girato il film oscar “La vita e bella”, ricordo la “Terni città dell’amore” che comunque metteva in evidenza e cercava di valorizzare il nostro santo, il santo che viene festeggiato in ogni parte del mondo. Cosa è rimasto di tutto questo? Nulla, non è rimasto nulla, solo tanti soldi spesi inutilmente e soprattutto il fatto che abbiamo fatto morire iniziative che avevano avuto in passato grandi risultati ma che non siamo stati in grado di mantenerli in auge a vantaggio della comunità.

Sarebbe facile dare tutte le responsabilità alla classe politica che ci ha governato in questi anni, sicuramente la politica ha una forte dose di responsabilità ma allo stesso tempo anche noi singoli cittadini abbiamo le nostre colpe. Ad esempio siamo stati in grado di mobilitarci in molte occasioni come ad esempio nelle due vertenze AST che si sono susseguite negli anni, in quelle circostanze ci siamo fatti sentire, le nostre ragioni sono arrivate a Roma ma anche a Bruxelles, siamo stati in grado di unirci, e come dicono i benpensanti locali,  di fare rete. Non vi erano insegnanti, baristi, operai, dirigenti agricoltori ecc vi erano i cittadini di Terni che lottavano per il loro futuro e per la propria comunità. Ecco quell’unione, quell’empatia hanno rappresentato delle pagine importanti e determinanti per Terni…poi però nulla siamo entrati quasi in uno stato catatonico, quello spirito si è perso ed anzi siamo arrivati al fatto che i nostri giovani non vogliano rimanere nella loro città perdendo quel senso di appartenenza alla comunità, ma soprattutto si sono resi conto che non vi sono più prospettive di tipo economico. Non tuteliamo più i nostri giovani, al punto che essi sono costretti ad andare al nord quando va bene e all’estero in molti casi.

Questo è in estrema sintesi un quadro generale della situazione nella nostra città, non positiva non speranzosa per il futuro, eppure ci potrebbe essere un cambiamento, una svolta, ne avremmo le potenzialità basta solo impegnarsi. Per fare questo però bisogna ripartire da cose semplici che guardano al futuro che si basano sulle caratteristiche precipue del territorio , ma che abbiano un carattere moderno nuovo. E allora cosa c’è di meglio che credere nelle nostre industrie e credere nei nostri santi…….Certo ancora una Terni senza le sue acciaierie sarebbe impensabile, quindi questo è sicuramente il primo asse su cui si potrebbe basare una rinascita, il secondo è il nostro Santo questo Santo così conosciuto e così poco “sfruttato”. Sappiamo tutti che il 14 Febbraio in ogni parte del mondo viene festeggiata la giornata dell’amore, vengono scambiati milioni di regali; negli Stati uniti si fa più business il giorno di San Valentino che in quello del ringraziamento. Non dirò le solite frasi di noi “concaroli” quando affermiamo: ”A Terni di tutto questo non arriva nulla” è scontato e banale, però posso dire che una rinascita comincia anche dal modo di interpretare le cose, un turismo al passo con i tempi, diventare allettanti per tutto il mondo, essere unici per conquistare nuovi mercati. Ad esempio non c’è solo il turismo, che anch’esso deve essere cambiato con strutture nuove e di qualità, ma nuove attività imprenditoriali che sfruttano il nome del Santo tutto l’anno, d’ altro canto è il sentimento più forte che abbiamo in natura quello dell’amore. Terni e il suo Santo abbracciati per dare prospettiva ai giovani, verso una rinascita sostenibile e ambiziosa, perché è solo con l’ambizione e la progettualità si creano grandi cose ed a Terni ce la possiamo fare.

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