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Belgio; riforma del lavoro verso 4 giorni lavorativi settimanali

I dipendenti a tempo pieno potranno scegliere di condensare tutte le ore in un periodo più breve

Anche il Belgio sperimenta, come già avviene in Spagna e Islanda, la settimana corta lavorativa di quattro giorni. Mentre in Italia si discute di pensioni e siamo ancora in alto mare, il governo belga ha pensato una riforma del mercato del lavoro post pandemia, all’interno della quale troviamo la settimana lavorativa “corta”. Secondo questa parte della riforma, i lavoratori dipendenti a tempo pieno potranno condensare tutte le ore di lavoro in quattro giorni, invece che in cinque. Questa iniziativa, secondo il Governo belga, consentirà ai lavoratori dipendenti di avere più “flessibilità e libertà”.  Infatti avranno anche la possibilità di lavorare di più una settimana e di meno un’altra. Tuttavia i lavoratori belgi non si lascino andare a facili entusiasmi. In realtà la “settimana corta” non interviene sul numero di ore totali settimanali che il lavoratore deve svolgere, che non cambia, a cambiare è solo la possibilità di condensare la mole di compiti lavorativi e in termini di ore in un tempo concentrato. Si tratta di una compressione dell’orario e non di una riduzione dello stesso. Pertanto l’orario giornaliero del lavoratore passerebbe da otto a nove ore e mezza quotidiane.

Per il momento, oltre i lavoratori interessati, sono favorevoli alcune associazioni ambientaliste perché si ridurrebbero i giorni di spostamento con conseguenze su consumo carburante, inquinamento. Sul fronte sindacale, qualche perplessità è emersa riguardo a salute e sicurezza dei lavoratori. Infatti, secondo i sindacati, la riforma, per come è stata presentata, risulta essere decisamente poco vantaggiosa per i lavoratori perché potrebbe aumentare il rischio di incidenti sul lavoro a causa degli orari più lunghi e della stanchezza del dipendente.

Tuttavia il primo ministro belga, Alexander De Croo, non ha specificato quando queste nuove norme entreranno in vigore e se ci saranno eccezioni ma senz’altro sono un passo in avanti per un nuovo stile di pensare il lavoro che in futuro potrebbe interessare anche l’Italia.

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