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Riforma degli ammortizzatori sociali per salvaguardare l’occupazione

Riforme per la tutela dei lavoratori e per la crescita delle imprese.

Licenziamenti, reddito di cittadinanza, smart working, ammortizzatori sociali, progetti locali: sono priorità che bisogna affrontare con i prossimi provvedimenti economici del Governo e soprattutto in sede di Recovery Plan.

Da una parte, ci sono richieste immediate per tutelare il mercato del lavoro, alle prese con la crisi economica determinata dall’emergenza Coronavirus, dall’altra l’esigenza di pensare a politiche di sistema, che mettano le basi per la ripresa dell’economia.

Per pianificare gli interventi necessari è quanto mai opportuno partire dalle criticità emerse nella gestione di questo lungo periodo di pandemia, intervenendo con riforme di sistema anche tramite i fondi che saranno assegnati al Recovery Plan.

Innanzitutto, un tema che riguarda sia l’immediato sia le prospettive future del mercato del lavoro, ovvero il blocco dei licenziamenti. E’ previsto fino al prossimo 31 marzo ed è uno dei temi che il Governo Draghi dovrà affrontare prioritariamente, si stima che con lo sblocco dei licenziamenti, le piccole e medie imprese registreranno un calo dell’occupazione di 1 milione di posti di lavoro a causa dell’emergenza.

Da una parte, ci sono le proposte di prolungare il blocco oltre il 31 marzo. Dall’altra, si pone una questione più di lungo periodo, perché il problema non è quando interrompere il divieto, ma come gestirne le conseguenze. Prorogare il blocco, senza avere le idee chiare su cosa fare dopo, è solo un modo per procrastinare il problema.

Le proposte: intervenire a tutela delle aziende in difficoltà così da metterle nelle condizioni di assumere, riformare le politiche attive del lavoro, che in questi anni ha mostrato tutti i limiti strutturali di cui soffre.

Per la Confsal vanno attuate riforme organiche che influiscano sul mondo del lavoro, per la tutela dei lavoratori e per la crescita delle imprese. 

Innanzitutto la riforma degli ammortizzatori sociali con una riorganizzazione della cassa integrazione all’insegna di tre principi:

  1. semplificazione:per snellire l’impianto normativo-procedurale e superare la frammentarietà e la disorganicità;
  2. unificazione delle diverse tipologie di cassa integrazione con la previsione di un solo istituto che accorpi le 5 tipologie oggi esistenti, pur salvaguardando le specificità relative ai settori produttivi le classi dimensionali delle aziende;
  3. estensione universale: per coinvolgere nel meccanismo assicurativo tutti i lavoratori e tutte le aziende.

Tale riforma è complementare al contemporaneo rilancio delle politiche attive del lavoro per le quali una Riforma in grado di ridefinire la cornice di intervento e delineare un sistema nazionale unitario di attivazione al lavoro,in grado di rafforzare le competenze e l’occupabilità di chi ancora lavora e di chi ha perso il lavoro nell’ambito di un sistema che tenta di evitare l’uscita dal lavoro, stimoli il reimpiego e riduca la permanenza nello stato di disoccupazione.

In particolare, la proposta di Confsal prevede due innovazioni fondamentali: il PREAVVISO ATTIVO, una misura rivolta a chi pur avendo ancora un lavoro è in procinto di perderlo; che preveda un comportamento virtuoso dell’azienda che anziché limitarsi al preavviso di licenziamento, segnali i lavoratori in esubero al sistema di attivazione in modo che vengano ricollocati prima di essere licenziati.

É una misura oltremodo necessaria per prevenire le conseguenze di quando inevitabilmente sarà posto fine al blocco dei licenziamenti.

In secondo luogo l’introduzione dell’INDENNITÀ’ di DISOCCUPAZIONE ATTIVA, quale ammortizzatore unico per assorbire gli attuali ammortizzatori sociali passivi, condizionata all’inserimento nel percorso di reimpiego.

Il duplice obiettivo è quello di ridurre la permanenza nello stato di disoccupazione per coloro che avendo perso il lavoro sono attualmente coperti dagli ammortizzatori sociali o che sono usciti anche da questa copertura e quello di favorire le opportunità di occupazione non solo per i giovani under 29 ma anche per tutti i disoccupati e soprattutto le disoccupate di qualsiasi fascia d’età che attualmente ricorrono al reddito di cittadinanza.

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