L’intenzione da parte del Governo, di intervenire su costo del lavoro e più precisamente ridurre, rendendola in modo strutturale, il cuneo fiscale e contributivo che pesano in modo sensibile sugli stipendi dei lavoratori, potrebbe portare un beneficio di circa 50 euro lordi al mese, anche per operai ed impiegati con retribuzioni relativamente basse.
Questo intervento ha lo scopo di dare un sostegno immediato ai lavoratori, in una fase caratterizzata da inflazione e alti costi energetici. La voce su cui il governo interverrà non è quella propriamente fiscale. Si tratta invece dei contributi previdenziali, dovuti dal dipendente in misura del 9,19 per cento. Con il restante 23,81 a carico del datore di lavoro (che in questa fase però non verrebbe intaccato) si arriva all’ aliquota contributiva totale del 33 per cento. Anche questa componente, insieme all’ Irpef, contribuisce alla differenza tra il costo del lavoro per l’azienda ed il compenso netto effettivamente percepito dal lavoratore: appunto il famoso cuneo fiscale. Ricordiamo che in Italia, il cuneo fiscale supera il 46 per cento posizionandoci al quinto posto nella graduatoria elaborata dall’ Ocse tra 38 Paesi!!! Ma vediamo come dovrebbe migliorare la posizione economica dei lavoratori. Facciamo un esempio con una retribuzione lorda piuttosto bassa, 15 mila euro l’anno (un part time, poco più di 1.000 netti al mese). Il taglio di tre punti, spalmato su tredici mensilità genera un vantaggio di 35 euro lordi al mese. Quello netto effettivo però è leggermente più basso perché l’incremento del reddito complessivo provoca un aumento della tassazione. Intorno ai 20 mila euro di retribuzione annuale lorda (1.300 netti al mese circa) il beneficio lordo sale a 46 euro sempre su base mensile, riducendosi però a circa 30 una volta applicata l’Irpef. Se il taglio di tre punti sarà in vigore fino alla soglia dei 23 mila euro l’anno (ipotesi oggetto di verifiche nelle ultime ore, ma il tetto potrebbe scendere a 20 mila) si tradurrà in questo caso in un aumento di stipendio di 53 euro lordi al mese, ovvero 35 netti a parità di altre condizioni. Su importi un po’ più alti scatterà invece una riduzione dei contributi di due punti, analoga a quella già voluta dal governo Draghi in via temporanea. Su 30 mila euro lordi l’anno (1.750 netti al mese), valore non lontano da quello medio del nostro Paese, che corrisponde grosso modo alla retribuzione di un operaio specializzato con una buona anzianità, il beneficio sarebbe di 46 euro lordi mensili; che salgono a 54 spingendosi fino alla soglia massima presa in considerazione dal governo, quella dei 35 mila euro annui lordi. Al di sopra non ci sarà nessun taglio dei contributi e la situazione rimarrà quindi immutata rispetto a quella attuale. Vedremo come andrà a finire…