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Alla ricerca di equilibrio tra ufficio e lavoro da remoto

Nonostante molte imprese siano ancora restie, il lavoro agile sarà la norma per molte organizzazioni, è soltanto una questione di tempo

Sono 5 i punti fermi per le aziende che utilizzeranno il nuovo modello organizzativo di lavoro ibrido;

Comunicazione, l’affidarsi alla tecnologia crea sfide di comunicazione di base per le aziende e i lavoratori. L’esperienza del lockdown e l’introduzione dello smart working ha evidenziato la carenza strutturale dei sistemi di videoconferenza. Pertanto l’novazione tecnologica è la chiave del nuovo “ufficio” ibrido.

Coordinazione, per evitare che il team del lavoro ibrido possa essere escluso rispetto al lavoro “faccia a faccia”. Nel lavoro in presenza, i piccoli dettagli, gli scambi, le decisioni prese nell’immediato possono escludere i compagni di squadra in remoto da conversazioni rilevanti e decisioni importanti.

Connessione, le aziende dovranno affrontare il superamento dei problemi di comunicazione tecnologica, di coordinamento logistico e delle connessioni sociali. Proprio le connessioni sociali possono essere messe in pericolo o perse del tutto quando si opera in smart working. Le connessioni personali sono socialmente importanti e di sostegno per il nostro benessere psicologico. Il lavoro ibrido rischia di creare una “classe dominante” di coloro che si sentono al centro dell’organizzazione e fortemente impegnati in essa e una “sottoclasse” di coloro che si sentono periferici e disconnessi non solo dal lavoro, ma anche dalla vita sociale, che lega i dipendenti più strettamente all’organizzazione. Le conseguenze possono essere dipendenti meno felici e meno impegnati, che hanno maggiori probabilità di cercare opportunità altrove.

Creatività, elemento fondamentale per lo sviluppo di un singolo o di un team e quindi del bussines, può essere messo in discussione dal lavoro ibrido. Le persone possono “riunirsi” tramite videoconferenza, ma questa modalità potrebbe rivelarsi infruttuosa rispetto alle conversazioni più fluide nel faccia a faccia mettendo così a il rischio le performance aziendali.

Cultura, intesa quella aziendale che si sviluppa attraverso l’ambiente o l’atmosfera la vostra visione gli obiettivi che le persone sentono sul luogo di lavoro. Come per la creatività, le aziende vedono con preoccupazione anche questo fondamentale aspetto. Infatti, se i timori di un regresso della creatività dei dipendenti nei primi giorni e mesi di smart working per la pandemia, sono stati cancellati dalle performance dei lavoratori che hanno mantenuto la loro produttività è sulle nuove “leve” che nascono i dubbi. Infatti, se i dipendenti che avevano tutti lavorato insieme a stretto contatto prima della pandemia e sapevano molto su come farlo in modo efficace, oltre alla loro comprensione delle norme, dei valori e delle aspettative dell’azienda, questo non si può dire quando ne entrano dei nuovi. Quindi nasce il problema di come affrontare la socializzazione di questi nuovi arrivati ​​e come integrarli nella cultura dell’azienda, che si tratti di stagisti, assunti di base o dirigenti esperti. Soprattutto in un contesto storico dove i lavoratori si sono trovati schiacciati da una combinazione di tutte le richieste, dallo stressa cui sono sottoposti e da una cultura aziendale che non riconosce sufficientemente le loro lotte o non supporta i loro bisogni.

Nonostante molte imprese siano ancora restie al cambiamento della loro organizzazione verso un nuovo concetto di “vivere” l’azienda che il lavoro agile offre, una cosa è certa, nel prossimo futuro le modalità di lavoro ibrido saranno la norma per molte organizzazioni lavorative, è soltanto una questione di tempo.

Basta riflettere su come sia cambiata la realtà lavorativa del 2020 se confrontata con quella di oggi, appare ben più lontana di quanto non sia.

Le dinamiche che si davano per scontate sono state riconsiderate alla luce delle nuove esigenze emerse a causa del periodo pandemico. Interi processi di cambiamento lavorativo sono stati accelerati a dismisura e si è appurato come il lavoro da remoto sia un’alternativa valida e sostenibile, anche produttivamente parlando, mandando, forse, in soffitta il modello di leadership basato sul controllo e la rigida gerarchia. Infatti, dopo il “forzato” utilizzo dello smart working, molte organizzazioni hanno iniziato a studiare e confrontare la loro esperienza con quelle di manager e dipendenti che hanno familiarità con il lavoro ibrido da molto tempo perché impiegati in aziende che da anni, se non decenni, lavorano con team virtuali, spesso, distribuiti, logisticamente distanti tra loro. In particolare, oltre al modello organizzativo, stanno osservando con attenzione le buone ragioni per cui aziende e dipendenti sono entusiasti di questo mix lavorativo, di persona e remoto e ne auspicano l’applicazione. Infatti è provato da un sondaggio nazionale, che il ritorno alla normalità non corrisponde con il ricordo al passato e la formula ibrida del lavoro si conferma come quella più consona per affrontare le sfide del prossimo futuro.

Intanto per i lavoratori, dopo l’esperienza dello smart working la salute e benessere hanno assunto un’importanza fondamentale anche al di là della retribuzione! E il tornare in ufficio a tempo pieno va a contrastare decisamente con la richiesta da parte di molti dipendenti di una maggiore flessibilità che il lavoro ibrido offre come; migliora la cultura aziendale positivamente per il 46% dei dipendenti, contribuisce a dare un senso/significato al proprio lavoro per il 40%, integra i “Benefit” per la salute mentale/benessere per il 42%,  

Per tutti questi motivi è stato costituito l’Osservatorio nazionale bilaterale in materia di smart working. L’obiettivo del pool, composto dal Ministero del Lavoro, parti sociali e di categoria, che durerà un anno, è di monitorare i risultati raggiunti attraverso il lavoro agile, favorirne lo scambio di informazioni, la diffusione e valorizzazione delle migliori pratiche rilevate nei luoghi di lavoro; verificarne lo sviluppo della contrattazione collettiva nazionale, aziendale e/o territoriale di regolazione del lavoro agile; seguire l’applicazione dell’andamento delle linee di indirizzo contenute nel Protocollo nazionale sul lavoro agile del 7 dicembre 2021 e la valutazione di possibili sviluppi e implementazioni con riferimento a eventuali novità normative e alla crescente evoluzione tecnologica e digitale.

Una nuova normalità lavorativa si sta delineando e saranno vincenti tutte quelle imprese che sapranno organizzarsi per tempo nel trovare il giusto equilibrio tra ufficio e lavoro da remoto.

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