Fin dall’inizio della pandemia i settori dei trasporti e della logistica non si sono mai fermati. Strategici ed essenziali per il Paese, hanno continuato a garantire i servizi e la distribuzione di merci anche quando la maggior parte dei cittadini era in lockdown. Per lo stesso motivo le lavoratrici e i lavoratori di questi comparti sono stati più a rischio di contagio da Covid-19.
Vale la pena ripercorrere le tappe fondamentali che hanno permesso, prima, di rendere obbligatorie le mascherine chirurgiche come dispositivo di protezione individuale (DPI), al riconoscimento, poi, dell’infezione da Covid come “infortunio sul lavoro” e quindi all’estensione della copertura assicurativa dell’Inail.
A che punto ci troviamo ora che milioni di cittadini si sono vaccinati?
È fondamentale non trovarsi impreparati, in vista dell’autunno e quindi dell’apertura delle scuole e dell’eventuale innalzamento dei contagi. Per questo Confsal e Fast-Confsal hanno deciso di dedicare il secondo appuntamento della campagna per il biennio 2021-22 “TRA.IN-S. TRAsportiamo in sicurezza”, a queste tematiche. “Lavorare nei trasporti tra Covid e mancate vaccinazioni” è infatti il titolo del digital debate organizzato il 6 luglio scorso, che ha visto la partecipazione di esponenti delle istituzioni, delle imprese e delle parti sociali.
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“La situazione oggi è più favorevole rispetto all’anno scorso, anche se il tema delle varianti preoccupa tutti e quindi non possiamo permetterci di perdere tempo”, ha ricordato Pietro Serbassi, Segretario generale Fast. E la Confsal non ha mai indugiato. La Confederazione è stata infatti la prima a richiedere al Governo e all’Inail, con una lettera inviata il 16 marzo 2020, che il Covid-19 fosse paragonato all’infortunio sul lavoro. Una proposta ritenuta valida e accolta con la Legge 27/2020.
Nell’arco temporale che va da gennaio 2020 al 31 maggio 2021 sono stati 21 milioni i contagiati secondo i dati Inail. Silvia D’Amario, coordinatrice generale della Consulenza Statistico Attuariale dell’Inail, ha spiegato che le denunce sul lavoro sono state finora 175.323, i decessi rappresentano un terzo del totale e nel settore dei trasporti, composto per la maggior parte da uomini, il 90% dei lavoratori contagiati è di genere maschile. “Sette su dieci riportano sintomi respiratori, cardiovascolari, neurologici e psichici, presentano cioè sintomi da long-Covid, disturbi che si presentano a distanza di 6 mesi o un anno dal contagio”, ha aggiunto Patrizio Rossi, sovrintendente sanitario centrale dell’Inail.
È sui vaccini che si gioca la sfida per la salvezza del Paese. Le imprese dovrebbero sostenere il settore pubblico aprendo le vaccinazioni ai dipendenti e ai loro familiari. Una disponibilità già dimostrata e messa in pratica da parte di diverse aziende, secondo Ivano Russo, DG di Confetra.
La politica ha stanziato ulteriori risorse per permettere una capienza maggiore nei trasporti alla ripresa dell’anno scolastico, “ma rischiamo di applicare delle regole troppo generiche. Serve una contrattazione decentrata e la disponibilità da parte di tutti gli attori coinvolti. Siamo aperti ai suggerimenti della Confsal, ha aggiunto la presidente della commissione Sanità del Senato Annamaria Parente.
“La seconda ondata ci ha trovato impreparati, i tempi di risposta della politica sono stati lenti. Certo, non era facile ma abbiamo pagato un prezzo molto più alto”, ha concluso il Segretario generale della Confsal Angelo Raffaele Margiotta. Allo stesso tempo il passato ci deve dare una direzione per il futuro, “stiamo elaborando una proposta per la sicurezza. Di fronte alle notizie tragiche sugli infortuni e i morti sui luoghi di lavoro, non possiamo rimanere immobili. La Confsal propone l’istituzione di un Polo per la sicurezza presso l’Inail nella logica di prevenzione, di vigilanza attiva e di coordinamento”, ha aggiunto Margiotta. Le parti sociali insieme alle associazioni datoriali, cioè come Fronte del lavoro, devono prendere in mano il proprio futuro, nell’auspicio di una maggiore collaborazione con le istituzioni”.