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Occorre investire di più, l’Italia punti su formazione e industria

L’incertezza della continuità dei mercati, sta mettendo a repentaglio la continuità di molte imprese

Il Covid-19 e la guerra in Ucraina stanno mettendo a dura prova l’economia mondiale. Se lo scenario macroeconomico globale stava recuperando nei confronti della crisi generata dal Covid, il conflitto Russia-Ucraina ha fermato la ripresa e la situazione ora evolve sempre più al peggio. Questa situazione, se non avrà positivi cambiamenti, porterà, entro l’anno, oltre 100milioni di persone nella povertà estrema.

Nel nostro Paese, secondo dati Istat, sono 5,6 milioni gli italiani sotto la soglia di povertà certificati nel 2021. Questo valore potrebbe crescere nel 2022 e toccare quota 10 milioni creando un serio problema alle prospettive di sviluppo del Paese, dove in particolare si è registrato un forte arretramento dei redditi, che ha riportato gli italiani ai livelli di inizio secolo. Questa condizione ha contribuito ad aumentare la crescita del disagio e un ristagno delle opportunità tra le famiglie.

L’inaspettato conflitto Russia-Ucraina, secondo Bankitalia, contribuirà pesantemente sulla crescita internazionale ma soprattutto del PIL italiano che passerà da una stima +4,7% a un probabile +3%.

L’assetto economico e finanziario internazionale, l’integrazione dei mercati e la stessa cooperazione multilaterale sono più incerti e difficili da prevedere sono le conseguenze sul piano economico, politico e sociale.

L’incertezza della continuità dei mercati, sta mettendo a repentaglio la continuità di molte imprese che stanno subendo l’incontrollato incremento dei prezzi energetici, delle materie prime con un conseguente aumento del tasso di disoccupazione.

I prezzi del gas saliti 10 volte in due anni sta agendo negativamente sui consumatori e sulle industrie, prossimi al limite della sopravvivenza.

Sicuramenti gli interventi di politica monetaria possono “tamponare” la situazione nel breve e medio termine, ma non sono risolutivi. Le soluzioni spettano alla politica. Bene quindi la forte coordinazione dei Paesi dell’EU e non solo, in risposta all’invasione russa dell’Ucraina, unico modo per rispondere senza azioni belliche ma non basta! In questo critico momento, di fronte al peggioramento delle prospettive, la politica economica fronteggia sfide notevoli e difficili scelte, pertanto servono coesione a livello nazionale, coordinamento a livello europeo e politiche lungimiranti!

È fondamentale che la ripresa post-Covid non perda forza propulsiva, come sta avvenendo, e che venga mitigato l’impatto dello shock energetico sul potere d’acquisto delle famiglie e sulla competitività delle imprese con interventi di natura strutturale.

Il tema delle forniture energetiche deve essere trattato come sicurezza nazionale in modo che nel prossimo futuro possa essere capace di fare fronte ad eventuali interruzione di fornitura come il gas e quindi la necessità di sapere diversificare. Questa è una sfida che si aggiunge a quelle già poste dalla transizione green.

Una opportunità per colmare il gap formativo e di produttività che da troppo tempo affligge il nostro Paese può venire dal PNRR.

Ricordiamo come negli anni 90 dopo il crollo del muro di Berlino, che contribuì ad aprire nuovi mercati, molte imprese si resero competitive abbassando i costi di produzione, riducendo quelli del lavoro ma senza fare lungimiranti investimenti creando quindi un modello di sviluppo che nel tempo si è mostrato completamente inefficiente.

In queste ultime settimane abbiamo visto come questa inefficacia del sistema Paese sia cresciuta con l’eccessiva dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti energetici.

Se aggiungiamo a questo che il nostro sistema produttivo, che ha demandato l’organizzazione anche relativamente a beni di prima necessità all’unico parametro dell’economicità senza tenere al proprio interno tutte le filiere ove possibile, ha sviluppato lavoro precario, negando l’opportunità per giovani e donne e reso le PMI meno competitive a livello internazionale è ovvio che non c’è più tempo da perdere! Serve un piano SHOCK di rilancio che il PNRR può dare!

Tuttavia, ci preme ricordare che il primo passo da compiere, per un Paese che vuole tornare ad essere protagonista, passa attraverso la “VERA” Formazione!

Questa, da troppo tempo è stata oggetto solo di slogan politici, di puro business e molta poca sostanza.

Se vogliamo tornare competitivi occorre puntare sulla scuola, dove gli indicatori di apprendimento e di titoli conseguiti dei nostri studenti ci vede nettamente arretrati rispetto ai partner più industrializzati.

La Ricerca alla transizione energetica, allo sviluppo industriale, alle politiche industriali di un Paese necessariamente deve passare attraverso la Formazione…non esiste altra strada non ci è permesso più improvvisare…

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